La casa editrice Bompiani ha ristampato, nella collana dei tascabili, una nuova edizione del libro di Igor Man “Diario Arabo”, vincitore nel 1992 del Premio Estense.
L’Autore, come esplicitato nel sottotitolo, rivolge la sua attenzione a due argomenti chiave: descrivere, giorno per giorno, l’evolversi della guerra del Golfo, sollecitando i lettori a riflettere sugli aspetti religiosi.
Scorrendo le pagine del diario, ricche di intensità, si comprende la sua attualità – nonostante il fatto che siano trascorsi quasi tredici anni dall’originaria pubblicazione – e dunque la scelta di riproporlo alla platea dei lettori.
Ciò anche in virtù di due aspetti che lo stesso Man evidenzia nella nota di apertura a questa terza edizione: il primo, endogeno alla stesura originale, “essere riuscito a collocare i vari capitoli in una dimensione non effimera”; il secondo, invece, completamente nuovo rispetto alla prima edizione, relativo alla mondializzazione che ha assunto, in questi anni, la crisi del Medio Oriente.
Interessante e colta l’introduzione di Khaled Fouad Allam – da segnalare l’analisi linguistica e della grammatica che dedica al Corano – che vede questo diario distanziarsi completamente da tutte le altre opere che lo hanno preceduto. Questo perché l’Autore non pone in contrapposizione le due culture, orientale-occidentale, ma le integra, tanto da chiudere ogni capitolo con citazioni coraniche. Ciò riveste molta importanza per Khaled Fouad Allam che osserva “tali accostamenti ci fanno penetrare nel dibattito più intimo delle società islamiche. Ma l’alterità, la mobilità del diverso, hanno anch’esse diritto di esistenza in questi luoghi della ragione”.
Nel prosieguo dell’introduzione, Khaled evidenzia quanto sia importante, per approcciarsi correttamente alla cultura islamica, il non poter prescindere dalla “complessità ermeneutica che è il Corano”. C’è un’esistenziale dipendenza da esso, nella cultura Orientale, che crea una sorta di “omologia tra religione e mondo (din wa dunga)”.
Meccanismo che non è sfuggito a Man il quale mira costantemente ad evidenziare le diversità, l’incomunicabilità che viene ad instaurarsi fra le due culture, auspicando la necessità di sollecitare un colloquio che garantisca comunque il rispetto del credo di ogni popolo.
D’altro canto, è nota la passione con la quale l’Autore, nel cui patrimonio culturale risiede anche una vasta esperienza “sul campo”, segue da anni questi temi. Rammentiamo ai nostri Lettori che dopo gli eventi dell’11 settembre 2001, fu proprio Igor Man ad inaugurare l’Anno accademico della Scuola di Addestramento del SISDe con una prolusione “Guerra o guerra di religione” (Per Aspera ad Veritatem n. 21/2001) di straordinaria competenza e impatto emotivo.
Emozione che l’Autore ci regala anche a chiusura di questo Diario, pubblicando due bellissime poesie. La prima di un bambino palestinese, l’altra di una bambina israeliana. Parole che sicuramente riusciranno a far riflettere sui tanti errori commessi in questa parte martoriata del mondo.
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